Per noi la democrazia è "un sistema politico e sociale che comprende l'intero popolo, organizzato
su una base di libertà per il bene comune." Qui sta il vero spirito della democrazia, il suo più ampio ideale, così
come dovrebbe essere realizzato nei paesi civili e cristiani.
La democrazia comincia con la libertà. Laddove non c'è libertà, non c'è democrazia.
Laddove la libertà è negata a corpi sociali con vita e fini specifici propri (come la famiglia, la professione,
il Comune), non vi può essere democrazia. Laddove la personalità umana non è rispettata in tutti i
suoi diritti alla vita morale e materiale, non vi può essere democrazia.
L'educazione politica non è un puro insegnamento preventivo, è un'esperienza e una tradizione. Chi pensa di
scendere nel mare dopo aver imparato a nuotare non toccherà mai acque salse; così chi pensa di
attuare la democrazia fuori dell'esperienza dei regimi di libertà con tutti i pericoli ch'essa comporta.
La nostra democrazia non è individualista come fu concepita da Rousseau e attuata, per ragioni storiche, dalla
rivoluzione francese in poi. Alla somma delle volontà individuali non può darsi un valore assoluto: si cadrebbe in
una tirannia pari o peggiore di quella che dà valore assoluto alla volontà di un solo.
L'individualismo politico porta allo statalismo, all'accentramento di tutti i poteri e di tutti i valori sociali nello stato,
con danno degli altri organismi e della stessa personalità dell'uomo e del cittadino.
Noi ammettiamo l'esistenza e la coesistenza di tutte le classi, e quindi escludiamo che la
democrazia sia, politicamente o socialmente, di una sola classe. Così abbiamo indirettamente designato la nostra
democrazia. La vogliamo chiamata cristiana, non perché intendiamo che la religione cristiana si esprima in
termini politici, ma per escludere tutta la tradizione democratica anticristiana, da Rousseau ad oggi, come pure
per affermare i valori della nostra civiltà cristiana che debbono poter vivere dentro le nostre istituzioni politiche.
Vi sarebbero varie concezioni della democrazia: la cristiana e la socialista, la liberale e la mazziniana, la qualunquista e la monarchica e così di seguito.
Vi sarebbe anche la democrazia progressista, ma siccome tutti siamo per il progresso, la parola progressista non fa una
specificazione caratterizzante. Ma quale ne siano le denominazioni, due sono gli elementi fondamentali che classificano, come
tale, ogni democrazia: la libertà che si oppone al dispotismo e alla dittatura; la
socialità che si oppone al particolarismo di classi, categorie e interessi.
Uno dei fenomeni più grandiosi della evoluzione umana è la democrazia quale si è sviluppata
nell'epoca moderna, dal secolo XVIII in poi, in tre forme distinte: la democrazia inglese, quella
americana e quella francese, ma non pertanto ha caratteri fondamentali comuni. Sembra che la democrazia moderna sia
nata o al di fuori del cristianesimo o in urto con il cristianesimo; ma, superando le stesse condizioni storiche e le
sovrastrutture teoriche e pratiche, non concernenti la sua assenza, essa è frutto della civiltà cristiana, arrivata a maturità.
Cristianesimo e democrazia, se sarà sul serio possibile l'unione di queste due forze immense, potranno ancora meglio inserirsi nella vita dei popoli, e ampliare quello
che io chiamo la sfera di immunizzazione, cioè il sistema, la struttura morale-politica, per la
quale sarà possibile evitare la guerra fra popoli civili, la guerra egemonica e imperiale, la guerra nazionalista ed
economica.
Si dice giustamente che l'economia abbia per fine specifico l'utile, ma per valutare la
portata, occorre precisarne il significato e il carattere.
L'utile che fa oggetto dell'economia è di carattere sociale; quando questo utile arriva
all'individuo, si trasforma in bene, perchè l'uso e il godimento è solo individuale, anche quando la fonte del bene
sia di uso comune.
Una fontana pubblica è comune, ma l'uso e il godimento dell'acqua è di ciascuno
di quegli individui che vi attingono. L'oggetto dell'economia non è mai individuale, ma sociale perché l'individuo preso da solo,
vivente da solo, operante da solo non esiste né può esistere; l'individuo è sociale, ed attua le sue facoltà,
soddisfa le sue esigenze, attinge i suoi fini nella e per la società.
Ogni atto individuale in materia economica è in funzione sociale; altrimenti non può classificarsi come atto economico. La
posizione dell'individuo nel ciclo economico è sempre sociale fino all'ultimo atto, quando
l'oggetto utile, per l'uso che se ne fa, viene trasformato in bene individuale: l'acqua estratta dal suolo,
incanalata verso la fontana, messa a contatto con il pubblico arriva ad essere personalmente bevuta. Anche la casa che,
abitata, è un bene collettivo per quei pochi o molti che vi stanno dentro, diviene per ciascuno degli
abitanti il proprio bene. E così di seguito.
Qui è il punto nel quale la morale incide nell'economia, quando l'individuo viene a domandarsi le ragioni e i limiti dell'uso dei beni; cioè quando
si pone il problema dell'appropriazione.
L'educazione politica in democrazia deve essere del cittadino, di tutti, nella formazione scolastica, nell'educazione religiosa, per creare una partecipazione spirituale alla vita pubblica, senza guardarla come una sistemazione personale e professionistica ( il termine inusitato contiene il significato che desidero marcare).
La pace internazionale non può diventare realtà se non si crea prima uno spirito di pace. E lo spirito di pace è lo spirito stesso del cristianesimo.
tratti dal libro di Luigi Sturzo "La libertà: i suoi amici e i suoi nemici." a cura di Massimo Baldini - Rubettino editore